Post in evidenza

NOSTRADAMUS - "Le Sestine, Nuove idee, Nuove datazioni/2"

Continua da questo post . Oppure che..."ci abbia anche voluto fornire" il modo di svelare l'arcano sul come datare...quanto...

lunedì 23 agosto 2010

LE TRUPPE USA SI RITIRANO DALL'IRAQ. QUALE FUTURO PER IL PAESE ? parte II

Prosegue dalla parte I.

Bagdad come Beirut, aspetta solo la scintilla

Rosemary Hollis: «E la permanenza Usa sarebbe inutile»

Continua su : europaquotidiano.it


IRAQ

La "Nuova Alba" non illumina Bagdad

Via gli Usa, ma la guerra non è finita

Sono passati sei mesi dalle elezioni, ma nessuno riesce a formare il nuovo governo. E il parlamento non si riunisce più. Martedì scorso un kamikaze ha ucciso 50 persone nella capitale E ogni mese si contano centinaia di vittime innocenti. Anche l'economia fatica a decollare

Continua su : repubblica.it


Io penso che...

Se vi saranno "democratici problemi", sul come spartirsi il potere.

Fra le varie "entità" irachene :

- Curdi

- Sciiti ( che sono la maggioranza ).

- Sunniti

State certi, come già avvenuto in passato ed avviene tuttora.

Che tali problemi, ben presto, passeranno dalla "fase" :

- Attentati

Alla "fase" :

- Disordini

Da ciò, ad arrivare alla fase :

- Sommosse popolari etniche

"Magari, anche, agevolate da interessati interventi esterni."

Per esempio l'Iran.

E quindi, sfociare in una guerra civile.

Il lasso di tempo, potrebbe essere brevissimo.

Ma tutto questo è da intendersi, dal mio "punto di vista"...

"Come da copione".

Ma "come al solito".

"Sarò in errore".


GLI USA SI RITIRANO, LA GUERRA CONTINUA

Mentre l'amministrazione Obama si sforza per mantenere la promessa di finire la guerra in Iraq, dietro le quinte sta prendendo corpo un piano del regime di Baghdad per «invitare» l'esercito americano a rimanere. Gestire il ritiro delle truppe combattenti è stato un risultato significativo per Obama. Ma mentre l'attenzione dei media si è concentrata sull'ultima brigata che ha lasciato l'Iraq, l'ex ambasciatore americano a Baghdad Ryan Crocker ammoniva che se gli iracheni «verranno a chiederci, alla fine di quest'anno, di rivedere la nostra strategia post-2011, quando è previsto il ritiro definitivo, sarà nel nostro interesse strategico avere pronta una risposta».
(New York Times del 19 agosto scorso).

Questo vuol dire lasciare le truppe e le basi, mantenendo un avamposto americano in Medio Oriente. Altrimenti, secondo alcune fonti del Pentagono, la guerra in Iraq sarà stata vana. Per non tradire l'accordo sul ritiro definitivo entro il 2011, gli attivisti e i parlamentari degli Stati Uniti dovranno rivisitarlo attraverso audizioni e modifiche al bilancio.

Per capire, facciamo un passo indietro: alla fine del 2008, un negoziato segreto tra Washington e Baghdad sfociò in un patto che gli iracheni chiamano «accordo per il ritiro» e gli americani «accordo sullo stato delle forze armate». Questo patto, in realtà, non è mai passato in Congresso.
La sua adozione ha comunque permesso agli iracheni di rivendicare una vittoria di sovranità e agli americani di dichiarare la fine diplomatica di una guerra impopolare.

In realtà, la guerra in Iraq non è mai finita. Le vittime statunitensi sono diminuite notevolmente perché un minor numero di iracheni ha voluto colpire gli americani che stavano lasciando il paese. Le vittime irachene sono diminuite rispetto agli inquietanti picchi del 2006-7, ma continuano ad essere parecchie centinaia al mese. Al Qaeda in Mesopotamia, che non esisteva prima dell'inizio della guerra, è sopravvissuta. Le forze di Moktada al Sadr, che hanno lanciato due rivolte contro gli Stati Uniti, sono diventate un fattore importante nella politca irachena. La crisi curda non è risolta.

Nel complesso, l'Iran ha prevalso strategicamente e politicamente. E il regime di Baghdad installato dagli americani sembra essere bloccato in uno stallo senza speranza, inefficiente, sull'orlo dell'implosione. Gli unici vincitori occidentali sono le aziende petrolifere, guidate dalla British Petroleum, che adesso sta gestendo i giacimenti di Basra.

Il dipartimento di stato di Washington sta allargando un intervento militarizzato ma etichettato come «civile», con l'obiettivo di riempire i vuoti lasciati dalla partenza delle truppe del Pentagono. Migliaia di contractor si occuperanno dell'addestramento della polizia, della protezione dello spazio aereo iracheno, possibilmente anche delle operazioni anti-terrorismo. I funzionari del dipartimento viaggeranno protetti, su vetture corazzate e sui loro stessi aerei.

Il futuro immediato è incerto. Ai soldati americani in Iraq è stato detto che la loro missione «sarà terminata». Ma la verità rimane nascosta. La promessa dell'amministrazione Obama di finire la guerra non è stata mantenuta. E l'idea di lasciare una presenza militare, ha scritto il New York Times, «è stata del tutto bandita dal dibattito pubblico». Secondo un funzionario del governo citato dal giornale, «in questo momento l'amministrazione non vuole toccare l'argomento».

Una guerra iniziata con il sogno di portare la democrazia in Medio Oriente sta terminando con piani per tenere più truppe nascoste agli elettori americani durante un anno in cui si vota. Vi suona familiare?

Tom Hayden

22-08-2010

Link: ilmanifesto.it


Aggiornamento...

IL REPORTAGE

Tra le bombe, senza luce né acqua

È la guerra infinita di Bagdad

Un giorno di ordinario terrore nelle strade impazzite di Bagdad abbandonata dagli americani.
Un'ondata di 14 attentati ieri nelle città irachene. "Ci avete lasciato senz'acqua, luce e sicurezza"

Continua su : repubblica.it


Iraq:vescovo Kirkuk,verso guerra civile?
'Washington non ha mai voluto risolvere i problemi del paese'

26 agosto, 14:23

(ANSA) - BAGHDAD, 26 AGO - 'Il ritiro Usa aumenta la paura degli iracheni per una guerra civile', ha affermato l'arcivescovo di Kirkuk, mons.
Louis Sako. 'La guerra civile potrebbe portare la divisione etnica e religiosa del Paese. Un Iraq sunnita, sciita e curdo in cui ogni componente potrebbe avere anche il suo esercito. Mi pare che gli Usa - conclude l'arcivescovo - non abbiano mai voluto risolvere i problemi dell'Iraq favorendo e proteggendo la formazione di governo forte'.


Aggiornamento...

Iraq: Al Qaida rivedica attacchi

Messaggio su internet, 'soffia il vento della vittoria'

28 agosto, 20:02

(ANSA) - ROMA, 28 AGO - Lo Stato islamico d'Iraq, l'ala irachena di Al Qaida, ha rivendicato gli attentati che mercoledi' hanno causato oltre 60 morti e 250 feriti.
Nel testo messo in rete dal sito integralista 'Hanein' ha proclamato che 'a meta' del mese del digiuno e della jihad, il Ramadan, e sotto la guida dell'emiro dei credenti Abu Bakr al Baghdadi... le 'brigate del Dio unico' hanno lanciato una nuova ondata di attacchi per mostrare alla nazione islamica che il vento della vittoria soffia di nuovo'.


IL REPORTAGE

L'addio dei marines senza vittoria a Bagdad resta il fantasma del Libano

Invincibili ma non vittoriosi gli americani lasciano l'Iraq. Senza un saluto, senza un addio. In sette anni più di un milione di soldati Usa si sono avvicendati in questo Paese. La gente non sa se essere soddisfatta o preoccupata della partenza delle truppe straniere per la situazione in cui la lasciano

di BERNARDO VALLI

BAGDAD - Il primo soldato americano che ho incontrato sette anni fa non aveva più di vent'anni. Era di New York e aveva un'espressione smarrita. Forse soltanto stupita.

Era appena entrato nella capitale nemica, l'aveva espugnata, ma non sapeva contro chi puntare il fucile automatico. Nessuno lo minacciava. Sulla piazza, nel quartiere popolare allora chiamato Saddam City e poi ribattezzato Sadr City, c'erano soltanto centinaia di ragazzi preoccupati di mettere al sicuro il loro bottino: frigoriferi, armadi, ventilatori, seggiole, materassi, appena rubati nei ministeri, negli ospedali, nei commissariati di polizia, nelle caserme abbandonate. Quei ragazzi non guardavano neppure quel soldato americano mandato in avanguardia nel labirinto di Bagdad. A loro importava che non ci fossero più poliziotti e soldati iracheni nei paraggi. Erano tutti scomparsi.

Se l'erano svignata. E lui, il giovane marine di New York, era stupito di non imbattersi in qualche nido di resistenza. Invece della battaglia che si aspettava assisteva ad un saccheggio. Forse, pensò, gli iracheni festeggiano cosi la fine della dittatura.

Comunque ai suoi occhi la guerra appariva ormai conclusa. Di questo era sicuro. Ed era altrettanto certo di averla vinta. E invece tutto stava per cominciare.

Continua su : repubblica.it


IRAQ: BIDEN IN VISITA A BAGHDAD PER FINE MISSIONE COMBATTIMENTO USA

(ASCA-AFP) - Baghdad, 31 ago - L'esercito americano si prepara oggi a porre fine alla sua missione di combattimento in Iraq, mentre il vicepresidente americano Joe Biden incontrera' i leader del paese a Baghdad.
Biden e' atterrato a Baghdad stanotte, e dovrebbe incontrare nelle prossime ore il presidente Jalal Talabani, il primo ministro Nuri al-Maliki e l'ex premier e recente vincitore delle elezioni, Iyad Allawi, cosi' come altri politici di spicco.

Il Vicepresidente degli Stati Uniti prendera' parte domani a una cerimonia in occasione del lancio dell'operazione 'New Dawn', la nuova missione di consulenza e assistenza americana in Iraq. red/cam/rob

A seguire la parte III.

Nessun commento: