Prosegue dalla parte V/2.
Continua...
Passati alcuni minuti, ed ormai giunto sotto la catena montuosa della vetta, dall'altra parte della vallata, mi trovai di fronte ad uno scenario, che francamente, non ricordavo appieno.
L'ultima collinetta, come la chiamo io - precisò - ma che in pratica è un dosso molto accentuato termina con un'ampia "curva a gomito" che riporta a salire, in direzione nord-nordest, in opposta direzione però, ovvero...dal punto di vista di chi ha appena attraversato la vallata...sulla destra, era presente uno spiazzo in ghiaia che non ricordavo, che introduceva ad una breve strada anch'essa sterrata, di cui potevo vedere l'apparente fine, delimitata da delle travi di legno incrociate a mò di sbarra, alcune decine di metri più avanti.
Mi sorse il dubbio che la strada giusta fosse quella, sai Paolo, io inevitabilmente sono attratto da ciò che mi risulta sconosciuto.
Non solo tu - replicai prontamente.
Continuò - ma poi, ripensandoci, mi ricordai che l'automezzo, l'avevo visto sparire nell'altra direzione e lì mi diressi.
Anche se, quello spiazzo e quella strada "tronca", a me sconosciuti, mi avevano tanto incuriosito, che li aggiunsi, ai miei propositi investigativi di altre esplorazioni e senza "perdere" ulteriore tempo, proseguìi.
Da quella "curva a gomito" di fondo valle di quel versante, la strada comincia ad essere più "nervosa" ed irta , quasi da subito.
A memoria, Paolo, ricordavo che dal fondo valle ad arrivare a quel "piccolo" spiazzo, di cui ti parlavo in precedenza, ove essa poi, si "trasforma" in un sentiero di montagna, ci fossero più o meno un km, un km e mezzo, quindi, nonostante la scarpinata già fatta e la salita che mi aspettava, ormai ero quasi arrivato al dunque, poiché conscio che oltre quei mezzi non potessero andare e comunque non potessero sparire nel nulla, a meno che, pensai, non avessero tunnel o ascensori a botola, segreti - rise.
Ma guarda cosa mi era venuto in mente, ma ormai ero troppo preso e dentro, a quell'evento, che in quel frangente, ragionavo solo in funzione di quello - aggiunse mentre nuovamente rideva.
Ed un sorriso, "scappò", nuovamente, pure a me.
Poi, continuò il racconto - la salita inizia una ventina di metri dopo la curva, ed è da subito ripida, d'altronde da circa 1.000/1.050 metri del fondo valle, in pochi chilometri di salita, considerando anche il sentiero, praticabile solo a piedi, si passa a circa 1.900 metri.
Le prime curve le percorsi d'impeto, provando ad arrivare all'agognata e sconosciuta meta, il più celermente possibile, poi pagando da subito quello sforzo...
Non ho più l'età Paolo - mi disse, interrompendo un attimo il racconto.
Capisco, credimi - risposi.
...m'indirizzai, su più miti...molto più miti, consigli.
Come d'altronde, avevo già fatto in precedenza.
Camminai, con calma...molta calma ( ), per circa tre, quattro minuti.
Fino a che, mi trovai davanti ad un piccolo rettifilo in forte salita di circa 50/60 metri fra una curva e l'altra e lì, sulla sinistra un cancello di tavole e rete metallica, da cantiere insomma.
Rete metallica, che occupava, a recintare...delimitare, in pratica tutto quel piccolo rettilineo del lato a valle, ovvero, quello in cui era sita l'entrata che ti ho appena descritto.
Penso. Bingo! Il "mio nuovo amico", dev'essere entrato "per forza", qui.
Mi giro istintivamente, a cercare un buon punto di osservazione dall'altra parte della strada.
Ma, mi rendo conto da subito, che l'appostarsi nell'irto declivio a monte, non sarebbe stato facile.
Anche perché, la vegetazione, ormai sempre più rada, non offriva più un'adeguata mimetizzazione.
Dopo una rapida occhiata, scelsi la più adeguata fra quelle disponibili e con una visuale, la più ottimale possibile.
Anche se in verità...poi, la cambiai diverse volte nelle due ore successive, provando anche a guadagnare altezza, al fine, quantomeno di tentare, nel riuscire a vedere il cantiere, che doveva trovarsi più a valle rispetto all'entrata dello stesso, ed al punto dove venivano stoccati i materiali.
A quel punto lo fermai e gli chiesi se fra quei materiali aveva visto qualcosa di "strano".
Lui mi rispose - per quel che ho potuto vedere, tubazioni, di vario diametro supporti per le stesse e quelli che sembravano cavi in ferro/acciaio, ma penso che il tutto continuasse più a valle oltre la mia visuale.
Io - proseguì - come ti ho detto poco fa, sono rimasto in quella scomoda posizione...eh si! Perché in quel luogo, "come ovvio", il crinale è parecchio ripido, pensa che, nel tentativo di avere una migliore visuale mi sono trovato, letteralmente, credimi - rise - ad aggrapparmi agli alberi per non ricadere sulla strada.
Poi, passata un ora e mezzo circa, di quella via, mentre ero combattuto, fra il tentare di scavalcare la recinzione, o il desistere e tornare indietro...vidi di nuovo il mio nuovo "amico" (l'autocarro) - rise - che "tornava da me", preceduto però, da un tale, che dell'operaio, da cantiere quantomeno - precisò - aveva ben poco, almeno nel vestiario.
Aveva una radio trasmittente in mano e la stava usando, anche se io, da quella distanza, una settantina di metri circa, non comprendevo un acca di quello che andava dicendo, o ascoltando.
Si stava dirigendo verso l'entrata di passo svelto, seguito dall'automezzo pesante, aprì il cancello, previa rimozione della doppia mandata di pesanti catene assicurate con un penso, altrettanto pesante, lucchetto viste le dimensioni, notate al binocolo...che avevo con me.
Una volta aperto, l'automezzo uscì e notai il conducente salutare con un cenno della mano...forse, anche a ringraziare per la penso dovuta, gentilezza, l'ignoto (a me almeno) e solerte, addetto.
A quel punto, la prima cosa che mi venne in mente, fu di controllare se la targa del veicolo dell'andata coincideva con quello visto in uscita, la risposta era...Si!
Poi, mentre il cancello andava a richiudersi, con tanto di precedente "blindatura" e visto che, una parte di me, era fortemente tentata di trovare, un eventuale...agevole punto di passaggio per l'interno di quel apparente cantiere.
Ma l'altra parte, quella più razionale ,mi diceva apertamente Guarda che se entri...e ti acchiappano, oltre che gli eventuali guai derivati dall'atto, è la volta buona, che quelli che hai in casa, ti fanno internare...e si raccomandano, affinché, buttino le chiavi - in pratica, si rise insieme della "battuta" - e quindi - poi disse - decisi che era meglio tornare sui miei passi.
Ma non è finita qui, poiché sulla strada del ritorno, quando ero...all'incirca, nel punto in cui, all'andata mi immisi sulla strada per mia "comodità", sentì un rumore di elicottero in avvicinamento, mi trovavo già al centro della strada, ovvero, nel posto con più visibilità del cielo che vi era in quel luogo.
E mentre, con il binocolo agli occhi, mi stavo ripetendo, non lo vedrò mai, con questa...sola, striscia di cielo libero, mi apparse davanti.
"Fortuna" (in quel caso), volle, che quella striscia di cielo, lasciata libera dalla vegetazione in quel luogo, fosse concomitante, con la linea di volo del mezzo.
Beh! - Gli dissi - che tipo di elicottero era, ma soprattutto...cosa trasportava.
La "solita"..."libellula" - mi rispose, aggiungendo - la sezione di una tubazione, ad occhio, lunga 20 metri e con un diametro di 3.
Stava andando là, dove ero "appena" stato io.
Paolo, ti giuro che sul momento, ho avuto lo scatto d'impeto di tornare sui miei passi, e ritornare a quel cantiere, ma poi dopo pochi attimi e pochi centimetri, pensando che in fondo quelle non erano altro che tubazioni che andava a depositare assieme alle altre che avevo visto e notato ciò che mi comunicava l'orologio, mi sono limitato a guardarlo, mentre scompariva dalla mia visuale.
Gli ho scattato alcune foto con il cellulare, come d'altronde avevo fatto, su al cantiere.
Poi, ripresi la via di casa.
Insomma, quell'avventura è finita così. E le foto? - gli chiesi.
Si! E finita così. Le foto un paio di settimane dopo me le beccate mia moglie ed ho dovuto cancellarle, ma tanto, con il senno di poi, tranne...forse, quella dell'automezzo, non erano provanti di nulla. - fu la sua risposta.
Subito dopo, mentre gli stavo chiedendo "conto" della successiva esperienza notturna, di cui mi aveva accennato all'inizio della lunga e sostenuta chiaccherata, "squillò" il suo cellulare.
Era la moglie, che...praticamente, gli ordinava di andarla a prendere, pena a suo dire, di due giorni di ingestibili paranoie
Al che, io replicai - Beh! Dai...in sintesi...due minuti.
Mi vuoi fare divorziare, vero? - replicò a sua volta. Poi, però...continuò.
Fu la settimana successiva, grazie ad una...in verità, semi fittizia "battuta di caccia notturna" - lo disse quasi ridendo - trovai il modo di farmi prestare il piccolo fuoristrada in suo possesso, da mio cognato.
E con quello, prima dell'effettiva ora d'incontro con gli altri della mia squadra, mi recai...molto più agevolmente in quel luogo.
Ed in quella occasione mi tolsi..."protetto dall'oscurità", il dubbio, riguardo a quella strada sterrata che non ricordavo di cui ti ho parlato prima.
Niente di che, finiva lì dove arrivava il mio sguardo, in un piccolo prato erboso.
Riguardo al cantiere invece, in quella occasione, ho scoperto che i lavori...o iniziavano ad orari da lupi, poichè...seppur "occasionali", erano le circa le 3 e mezzo quando arrivai lì, oppure, erano a ciclo continuo - disse espressamente - H24.
Vi erano dei riflettori accesi e si sentivano, distintamente, rumori di mezzi...o comunque, macchinari in "movimento".
Restai lì, una ventina di minuti e provai nuovamente a scrutare le zone buie con il mio portentoso "giocattolino" - riferendosi, al binocolo dotato di visore notturno in suo possesso - ma nulla di strano, riuscii a vedere, e giunsi alla definitiva conclusione, che l'unico modo per togliermi i dubbi sulla natura del cantiere, era...entrarci.
Ma pure in quel frangente, la parte senziente del mio cervello, continuava ad inviarmi... - interruppe il racconto per un attimo e si soffermò a pensare, e nel mentre sul suo viso compariva un sorriso beffardo, riprese dicendo - ...ma forse, sarebbe meglio dire...urlarmi messaggi di pericolo riguardo il mio possibile futuro da paziente psichiatrico e decisi di desistere da quella peregrina e potenzialmente "malsana idea" in prospettiva futura.
Ecco qui Paolo, questo è tutto, ora scappo, perché se no è meglio che mi do alla macchia in eterno - ed aggiunse - poi, la prossima volta che c'incontriamo mi racconterai la tua esperienza di quella notte.
Nel mentre io annuivo, lui mi porse la mano a stringere la mia per salutarmi e poi, si allontanò, andando là dove era la sua meta...ovvero, la moglie
Io feci lo stesso.
Quel pomeriggio chiamai il mio amico, per riferirgli la novità, ma non lo trovai.
Riuscii a contattarlo un paio di giorni dopo e gli raccontai sommariamente quanto a me descritto.
Ascolto il mio racconto e poi mi disse - il prossimo mese, a cavallo di ferragosto mi sono preso una quindicina di giorni di ferie, ci faccio una scappata, guardiamo, tempo e fiato ...permettendo, dove riesco ad arrivare e cosa riesco a vedere.
Poi, causa impellenti impegni, mi salutò.
Ed il mese successivo, agosto, giunse..."e come promesso", il primo pomeriggio di un paio di giorni dopo ferragosto, mi arrivò una sua telefonata - Ci sono "andato" - mi disse e subito dopo aggiunse - sta a sentire, salvo miei imprevisti, se vuoi, in serata ci vediamo e così ti racconto.
Certo che si - risposi - anzi, "guai a te", se hai degli imprevisti.
Continua...
Parte VI.
martedì 6 marzo 2012
"UNA STORIELLA DIVERTENTE" - Parte V/3.
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