FISCO
Equitalia, due mesi per
pagare
poi ti pignorano la casa
Nuove regole al via. Lo Stato vuole incassare 13 miliardi. Si deve saldare ancora prima di un processo che definisca chi ha ragione
di CORRADO ZUNINO
ROMA - L'Agenzia delle Entrate cala l'arma "fine del mondo" sui contribuenti: in modo silenzioso, dopo un rinvio estivo e tre rivisitazioni in altrettanti decreti, ventiquattro ore fa l'Agenzia ha offerto al mastino Equitalia uno strumento di rara efficacia. Dopo 60 giorni dall'avviso al contribuente ("Devi pagare", e si parla di debiti con lo Stato contratti a partire dal 2007, imposte sui redditi, Iva, Irap), l'Equitalia guidata da Attilio Befera, l'istituzione più temuta del paese, potrà attivare i suoi mezzi per recuperare il debito.
Senza muovere un passo, potrà iscrivere ipoteca sull'artigiano considerato infedele (facendo scattare una comunicazione alla centrale rischi delle banche con conseguente chiusura dei fidi), potrà pignorare il suo conto corrente (rendendo impossibile il pagamento di dipendenti e fornitori), avviare i pignoramenti presso terzi (sono i crediti dei clienti, Equitalia ha il potere di arrivare anche lì) e far partire le ganasce fiscali su auto e van posseduti.
Da ieri, il "titolo di debito" è immediatamente esecutivo: basta un avviso per considerarti in mora. Non c'è più bisogno di istruire una cartella esattoriale che, ricorsi compresi, portava al saldo dell'eventuale debito entro 15-18 mesi. Il problema è che in quattro casi su dieci i ricorsi davano ragione al contribuente. Già. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha chiesto al suo braccio destro Befera certezza di entrate, gli ha assegnato l'obiettivo 13 miliardi per la prossima raccolta fiscale e, quindi, gli ha offerto una legge che dà al Fisco poteri mai visti nella storia della Repubblica. Entro 61 giorni dall'avviso - a prescindere dal fatto che l'avviso sia stato ricevuto o dorma in un ufficio delle Poste, in una Casa comunale - il contribuente o paga l'intera somma o contesta pagandone un terzo (più gli interessi maturati). Si deve saldare prima ancora dell'istruzione di un processo amministrativo che definisca chi ha ragione. Di fronte al ricorso del cittadino, per sei mesi gli agenti della riscossione non potranno avviare pignoramenti, ma potranno ipotecare una casa e bloccare un'auto.
Se Equitalia, poi, si convince che c'è "fondato pericolo" di perdere il credito, ha il mandato per fare quello che crede: sequestrare una pensione, mandare un bene all'asta immobiliare. Se il colpito dimostrerà di avere problemi di liquidità - novità della terza e ultima rivisitazione - chiederà a un giudice tributario una sospensiva per fermare l'azione (per 150-180 giorni) oppure aderirà a un concordato (sconto con trattativa).
"Non esiste più diritto alla difesa, devi versare che tu abbia torto o ragione", attacca l'avvocato Alberto Goffi, consigliere regionale Udc del Piemonte, riferimento della rivolta anti-Equitalia.
"Si sta colpendo chi ha fatto dichiarazioni fedeli e oggi, a causa della crisi, non è in grado di pagare le tasse. Non puoi impugnare quello che hai dichiarato, è la condanna a morte delle imprese oneste". Pietro Giordano, segretario Adiconsum: "Con questi tassi prossimi all'usura crescerà il debito dei contribuenti, le misure introdotte a luglio vengono vanificate". Già, sull'onda delle sconfitte alle amministrative e le conseguenti urla della Lega ("tutta colpa di Equitalia"), a inizio estate il governo innalzò a 20 mila euro il tetto per l'ipoteca sulla prima casa, pretese due avvisi prima di apporre le ganasce fiscali e allungò a 72 mesi le rate per i debiti. Quindi, per cercare di diminuire il gigantesco contenzioso fermo nelle commissioni di ricorso, l'Agenzia ha avviato un mini-condono per chi aveva contestato. Ieri, però, è stata sguainata l'arma letale: "60 giorni per pagare". A fine mese arriverà il redditometro, quindi il carcere per gli evasori. I dirigenti dell'Agenzia: "Ora possiamo andare avanti spediti, gli esattori punteranno al sodo. Usciamo dall'Ottocento, entriamo nel Duemila".
Link articolo: repubblica.it
Benvenuti nel primo regime "Democratico", di Stato di Polizia, Fiscale...al Mondo.
Dopo la guerra preventiva statunitense...
I versamenti, ed i sequestri di Stato...Preventivi, di beni altrui...italiani.
Anche se non avete ricevuto nessun avviso.
Ma potete sempre concordare, siamo disposti a farvi un pò di sconto, poiché, anche se la ragione...è sempre dalla nostra parte, "come è universalmente riconosciuto", l'apparato giudicante, in 40 casi su 100, non coglie questa chiara, lampante...evidenza.
Io sono sempre più convinto che, l'Italia, sia soggetta ad esperimenti...quantomeno, in materia fiscale, economica e sociale.
Per il resto, spero che chi ha scritto questo articolo, abbia sbagliato ad interpretare la legge.
Oppure che, chi l'ha pensata, venga illuminato dalla fulgida luce della somma sapienza, quella che penetra, fin nei più oscuri antri delle coscienze...apportando la giusta conoscenza.
A chi...ovviamente, detenga, un giusto grado di comprensione.
Anche se...tuttavia, ciò potrebbe rappresentare, "solo" l'inizio di un altro capitolo, nel Giusto Tempo...del Copione".
Vi segnalo un interessante articolo, tratto dalla versione cartacea dell'Espresso, postato da un utente sul forum di comedonchisciotte.org.
IL CASO
Internet, Moncler fa
oscurare 500 siti
perché 'citavano' il
nome dell'azienda
Decisione senza precedenti del tribunale di Padova: centinaia di domini bloccati solo perché utilizzavano il nome dell'azienda. Il sequestro
preventivo per contraffazione, ma molti non
vendevano nulla. Un precedente che rischia di avere ripercussioni sulla libertà del web e su siti di vendita online come eBay
di ALESSANDRO LONGO
PADOVA - Una sentenza italiana rischia di mandare in tilt la libertà di citare un'azienda sul web. Un giudice, per la prima volta in Italia, ha infatti ordinato l'oscuramento di circa 500 siti web internazionali per ordine di un'azienda, interessata a proteggere il proprio marchio su Internet: la Moncler. È una decisione del 29 settembre del tribunale di Padova, a cui si era rivolta la multinazionale dell'abbigliamento.
Moncler è riuscita così a bloccare l'accesso ("oscurare") agli utenti italiani a ben 493 siti e domini contenenti quel marchio nell'indirizzo. A quanto si legge nel provvedimento, si tratta di sequestro preventivo di siti web per i reati di "introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi" (articolo 474 del codice penale) e "vendita di prodotti industriali con segni mendaci" (art. 517).
Di per sé non sarebbe una novità oscurare un sito per combattere la contraffazione. Qui però c'è un fatto eccezionale: per il giudice, il reato di contraffazione non è la vendita di merce falsa, ma la semplice registrazione di un indirizzo web con il marchio dell'azienda.
"Il provvedimento è clamoroso, per la prima volta si oscurano siti non per reati legati al diritto d'autore, ma per le diverse ipotesi di violazione del marchio", spiega Fulvio Sarzana, avvocato tra i massimi esperti di diritto su Internet. "Solo alcuni di quei siti vendevano merce contraffatta, infatti".
Altri sono vuoti, contenendo solo pubblicità. Altri ancora non sono nemmeno siti: sono semplicemente domini registrati, senza alcun servizio sopra (esempio, Monclerfans.com).
Moncler ha fatto insomma una guerra preventiva alla contraffazione e in generale contro chiunque altro aveva registrato un dominio con quel marchio.
Ragionando in questo modo, diventa vietato anche registrare un sito come "Monclernonmipiace", per pubblicare commenti negativi sui prodotti. Pratica che invece è stata comune finora, sulla rete: un caso storico è Alitaliasucks.com ("Alitaliafaschifo.com"), registrato da un americano per raccogliere varie disavventure e sopravvissuto alle denunce dell'azienda.
Finora ha prevalso il diritto alla libertà di espressione e quel sito, come altri, è visibile anche agli italiani; ma in futuro chissà: "Questa sentenza ha un altro primato", dice infatti Sarzana. "La maggior parte dei siti risiede presso provider stranieri: americani, spagnoli, giapponesi". Siti che, dopo questa sentenza, potrebbero restare attivi ma inaccessibili agli utenti italiani. "Se passa questo principio diventa impossibile citare un marchio in Internet senza l'autorizzazione della rispettiva azienda", dice Sarzana. "Il marchio verrebbe violato anche se tu scrivi un'inserzione su eBay, 'vendo un piumino Moncler'. Questa cosa equivale a registrare un dominio Moncler: sempre di contraffazione si tratta, alla luce di quella sentenza".
"Siti come eBay potranno quindi essere chiamati a rispondere in concorso per la vendita di oggetti contraffatti e subire il sequestro preventivo delle
pagine delle inserzioni", continua Sarzana.
È insomma la nuova frontiera a cui l'Italia è arrivata camminando sulla strada dell'oscuramento dei siti web. Si era partiti bloccando l'accesso a singoli siti, come The Pirate Bay, condannati per violazione del diritto d'autore (permettevano il download di musica e film).
Adesso si è già nella fase della guerra preventiva contro la contraffazione, con centinaia di siti bloccati in un colpo solo.
Link articolo: repubblica.it
Ora ci si mettono pure i magistrati...con la "sacra scusante del copyright".
Temo che, in qualche modo, prima o poi...
Su Internet..."si scriverà solo quello che, loro...più o meno, vogliono".
domenica 2 ottobre 2011
"Mentre Noi Guardiamo Altrove"
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